Déposé le 30/10/2013 à 14h19
A febbraio è morta mia mamma dopo una lunga malattia iniziata con i primi
segni di una memoria compromessa nell'anno 2001.Da allora è iniziato un
lento decadimento,faticoso da accettare, delle proprie capacità intellettive
fino a diventare come un bambino di pochi mesi che va nutrito,vestito,
lavato,ma soprattutto amato.
Durante questi anni sono maturate in me queste certezze:
1) Quando si è giovani si ha un concetto della morte diverso da
quello di chi, anziano,vede accorciarsi la vita, infatti quando i nipoti
dicevano alla nonna:"tu vivrai a lungo",lei che aveva circa 65 anni
rispondeva che fino a 80 anni era daccordo ma poi avrebbe preferito morire
perchè:"si diventa rimbambiti".Ma l'ultimo mese di vita ho ben presente un
giorno in cui le chiesi se avesse paura di cadere poichè camminava con
fatica e io la sostenevo, lei mi rispose chiaramente (nonostante dicesse da
tempo poche parole con senso):"ho paura di morire!".Io la confortai, ma ebbi
chiara la percezione del suo attaccamento alla vita,nonostante la demenza
senile ormai allo stadio grave.
2) Di fronte a certe malattie può capitare di desiderare la morte, ma questo
accade a chi accudisce il malato, perchè spesso è più difficile stare
accanto a chi soffre che soffrire, ma ciò non può giustificare la scelta di
far morire chi non ha la capacità di scegliere per sè.
3) Morire con dignità si dice oggi: non so che cosa intendano, forse che non
è dignitoso morire da demente? Non sono comunque daccordo perchè il demente
non sa di esserlo e penso che sia molto dignitoso morire da demente, ma nel
proprio letto, con accanto qualcuno che ti vuol bene, che ti tiene la mano,
ti dà da bere, ti bacia e ti fa compagnia,fino all'ultimo respiro come è
stato per mia mamma. Questo fa la differenza tra morire con dignità o no,
non la malattia. L'esperienza vissuta è stata faticosa,ma mi ha lasciato
molta serenità e pace; credo ancora di più che la vita va rispettata perchè
è un dono e va vissuta fino all'ultimo respiro.